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Motus Nella Tempesta

Già dalle prime righe dell’opera compare con evidenza una domanda sul potere e la perdita di controllo: chi può governare? O meglio, la sovranità è necessaria? Where is the master?
Questa domanda rimbalza fra Gonzalo e il nostromo della nave in balia di onde furenti di fronte alle quali le parole di un capo non servono più a nulla…

What cares these roares for the name of King!

Da questo punto di vista la nostra tempesta è diventata immediatamente quella di un universo socio-politico tutto da ri-fondare nel contatto con la diversità di un’isola aliena e dello straniero che la abita. L’isola nell’immaginario rinascimentale è l’utopico mondo alternativo all’autorità, all’oppressione, all’usurpazione… proprio come la descrive Gonzalo: Niente più confini, nessun sovrano, tutto in comune!

In quanto “animali politici” creiamo dunque in scena un’esperienza di riappropriazione, sia degli spazi, sia dell’esperienza in sé, sempre immersi “nella tempesta” scespiriana dove, ricordiamolo, non si inscena un mondo che finisce, ma, come scrive Agostino Lombardo nella prefazione alla traduzione italiana, un mondo che comincia.